Euro 2024

L’Italia esce dall’Europeo e lo fa nel peggiore dei modi, perdendo una gara contro una Svizzera che, assolutamente meritevole del passaggio del turno e, seppur bene organizzata in campo, è ben lontana dalla proporzione che ha legato magari poche settimane fa il Real Madrid alla sua quindicesima Champions League.

Forse è proprio questo uno degli aspetti che ha più ferito i tifosi azzurri, vedere cioè una squadra, la propria, spenta, svogliata, impaurita e disorganizzata tatticamente e mentalmente. Quegli stessi tifosi ancora impegnati a festeggiare il favoloso gol di Zaccagni contro la Croazia, che ha regalato a tutto il Bel Paese l’accesso agli ottavi, sono stati infatti storditi di colpo da una prestazione a dir poco imbarazzante contro la Svizzera ad opera degli uomini di Spalletti.

E’ a quei tifosi che bisognerebbe chiedere scusa, a tutti, nessuno escluso, perché se è vero, come diceva Sacchi, che “Il calcio è la cosa più importante delle cose non importanti”, ad un popolo che vive di questa passione per alienarsi anche solo per 90 minuti dalla vita vera, quella in cui si fatica sul serio, si soffre e dalla quale non si scappa se non idealmente per qualche istante, non gli si può proporre uno spettacolo del genere.

In parte i giocatori, forse, tutto questo lo hanno compreso, ed infatti Donnarumma, tra i primi a raggiungere i microfoni subito dopo la disfatta con gli elvetici, da capitano, ci ha messo la faccia, ammettendo pubblicamente le colpe di un gruppo che doveva e poteva fare meglio. Parole giunte peraltro, da uno dei migliori in campo tra gli Azzurri in questo Europeo: “Fa male, malissimo. Chiediamo scusa a tutti (…) È mancato un po’ tutto in questa partita, oltre al coraggio sono mancate le qualità. Nel primo tempo abbiamo fatto malissimo (…) Bisogna accettarlo, abbiamo deluso”.

Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda anche altri giocatori che tramite stampa o i propri profili social hanno espresso il loro disagio per una prestazione indecorosa.

Da chi ci si aspettava un vero e proprio mea culpa invece, magari condito da dimissioni apparentemente dovute, non è arrivato nulla, almeno nell’immediato. Spalletti e Gravina, per molti i veri artefici di una disfatta azzurra quasi annunciata, sono rimasti saldi al proprio posto, assumendosi le proprie responsabilità, in parte e soltanto a parole, durante la conferenza stampa di “giustificazione” post Europeo.

Le dichiarazioni a caldo del CT hanno paradossalmente gelato la maggior parte delle persone che le hanno ascoltate, perché nonostante sia stata pronunciata la frase “La responsabilità è mia e di nessun altro”, la convinzione della stessa da parte di chi la pronuncia inizia quasi a sgretolarsi quando la si inserisce in un contesto in cui si esaltano oltremodo le qualità individuali degli avversari (in realtà buoni giocatori schierati semplicemente al proprio posto in campo) ed evidenziando i difetti dei propri per qualità, ritmo e stimoli, come se a convocarli o a prepararli (mentalmente e non) fosse stato qualcun altro.

Forse si, bastava soltanto chiedere scusa, magari con la stessa semplicità, fermezza e convinzione con cui si è bandita la “demoniaca” Play Station dal ritiro, senza invece giustificarsi per le poche (10) partite avute a disposizione per “plasmare” un gruppo da lui voluto e vedere questo Euro 2024 come una semplice esperienza da fare, anche in ottica qualificazioni al prossimo Mondiale, una gita fuori porta in cui provare ad analizzare ciò andava studiato prima ed in maniera diversa, il tutto per arrivare alla riflessione di fine paragrafo: “È chiaro che c’è differenza tra fare il CT e l’allenatore e se anche io devo cambiare qualcosa e imparare, devo farlo in fretta”.

Non da meno il Presidente Gravina, che ha chiarito subito a tutti il dubbio riguardo le sue possibili dimissioni e quelle del commissario tecnico da lui voluto: “Credo sia impensabile abbandonare un progetto pluriennale per un momento di difficoltà, dopo soli 8-9 mesi”. D’altronde non ci si poteva forse aspettare altro se quelle dimissioni non arrivarono neanche dopo la mancata qualificazione ai Mondiali in Qatar, la seconda consecutiva nella storia degli Azzurri (prima volta nella storia italiana) dopo quella di quattro anni prima che aveva giustamente portato all’addio di Tavecchio dalla presidenza FIGC.

Si potrebbe andare avanti ad oltranza sciorinando statistiche, numeri su numeri, chiedendosi di tutto e di più, dal perché non sia stato stato convocato il centravanti italiano più prolifico di sempre ancora in attività (al quale in molti dovrebbero chiedere scusa) ad esempio (11 gol nella sua ultima e peggiore stagione tra le più recenti) preferendogli giovani come Retegui (9 gol) e Raspadori (6 gol), spariti in avanti insieme a Scamacca, nonostante l’ottima stagione di quest’ultimo, o anche perché vengano lasciati a casa giocatori più esperti in altri reparti con la scusa di voler ringiovanire la rosa, per poi lamentarsi di non avere mentalità e maturità adatta in mezzo al campo. Ci si può chiedere perché alcuni non abbiano risposto “Presente!” quando dovevano o perché si giochi con la difesa a 4 e non a 3 convocando 10 difensori o ancora perché si faccia turnover in una gara fondamentale e perché chissà quale altro interrogativo. La verità è che, ora, chi doveva fare un passo indietro non lo ha fatto, di nuovo e purtroppo, e come sottolineato da CT e Presidente di Federazione, ora si può solo guardare al futuro. Il tutto però sta nel come farlo.

Perché se è vero che in Italia ci sono 60 milioni di CT, è altrettanto vero che sarebbe bastata la metà della passione di uno qualsiasi di questi per trasmettere quantomeno una mentalità diversa ad un gruppo che, per inesperienza, doti tecniche e organizzazione errata ha fallito, già dall’approccio, in un appuntamento davvero importante. L’augurio però, per il bene di coloro che sognano Notti Magiche e che permettono quindi al calcio di continuare ad esistere, è che questo gruppo abbia ora la forza di riprendersi e la possibilità di diventare ciò che gli è stato in parte anche impedito di essere fin qui, ovvero, una Squadra.