George Foreman

“Predicatore devoto, marito devoto, padre amorevole e orgoglioso nonno e bisnonno, ha vissuto una vita caratterizzata da fede incrollabile, umiltà e determinazione”.

Sono queste le parole usate dalla famiglia di George Foreman in ricordo del proprio caro scomparso il 21 marzo del 2025 all’età di 76 anni.

“Un uomo dalla grande umanità, un olimpionico e due volte campione del mondo dei pesi massimi, era profondamente rispettato, un uomo di disciplina, convinzione e un protettore della sua eredità, che ha combattuto instancabilmente per preservare il suo nome, per la sua famiglia. Siamo grati per l’effusione di amore e preghiere e chiediamo gentilmente la privacy mentre onoriamo la vita straordinaria di un uomo che abbiamo avuto la fortuna di chiamare nostro”.

Campione indimenticabile ed unico nel suo genere, ricordato, tra le varie cose, per il celebre incontro “Rumble in the Jungle”, perso a Kinshasa contro Muhammed Alì il 30 ottobre del 1974, e per aver riconquistato il titolo 20 anni dopo, a 45 anni, divenendo il più anziano campione del mondo nella storia dei pesi massimi.

Nacque in Texas, a Marshall, il 10 gennaio del 1949, dividendo in due periodi ben distinti la sua storia sul ring, dal 1969 al 1977 e dal 1987 al 1997. Vinse il suo primo titolo mondiale nel ’73 contro Joe Frazier ed il secondo contro Michael Moorer nel ’94, segnando una fantastica carriera iniziata con l’oro olimpico a Città del Messico nel 1968. In totale sono stati 76 gli incontri vinti, di cui 68 per K.O. e soltanto 5 sconfitte, tra cui l’ultima, prima del suo definitivo ritiro, maturata contro Shannon Briggs nel 1997.

Dopo il primo ritiro diventò ministro ordinato di culto, aspetto fondamentale nella sua vita che lo vide anche sposarsi 5 volte ed avere complessivamente 12 figli, cinque dei quali chiamati George come lui. Diede il suo nome anche ad una griglia con cui ottenne uno straordinario successo commerciale, grazie al quale accumulò una notevole ricchezza che gli permise, tra le varie cose, di godersi una “pensione” agiata.

In un’intervista al Telegraph disse che in realtà la sconfitta a Kinshasa contro Alì gli salvò la vita, perchè la perdita di quell’incontro gli insegnò ad apprezzare meglio ciò che era davvero importante per lui.

Tra lotte indimenticabili sul ring e massime lasciate ai posteri in età avanzata, Big George verrà ricordato senza dubbio come uno dei più grandi pugili di tutta la storia di uno sport che ha contribuito a suo modo a far crescere in maniera significativa ed a renderlo ancora più affascinante.

Questo è il mio dono. Lascio che la negatività scivoli via da me come l’acqua dal dorso di un’anatra. Se non è positivo, non lo ascolto nemmeno. Se puoi superare questo, i combattimenti sono facili.”